febbraio 05, 2012

Lassù, nel silenzio, volevo volare anche io


La nuit de la glisse, letteralmente “La notte della scivolata”, era il titolo di un film documentario che raccoglieva i migliori cortometraggi di sport estremi che avessero un qualche legame con lo scivolare, in senso stretto come lo sci o il surf, o in senso più ampio come il volo.

Era la fine degli anni ottanta quando, ancora adolescente, andai a vedere quel film con un gruppo di amici accomunati dalla passione per il windsurf. Quello che ci spinse al cinema era il desiderio di poter finalmente vedere dei filmati di windsurf girati alle Hawaii; a quel tempo non esisteva né internet né You Tube e riuscire a vedere (almeno su uno schermo!) un windsurf che cavalcava un’onda oceanica era tanto raro quanto forte era l’emozione che procurava in noi.

Ma, con enorme sorpresa, all’uscita dal cinema non fu il windsurf a restare impresso nella mia mente.



Fu invece l’incredibile inseguimento tra due alianti che, in un folle volo sopra a boschi e crinali di montagna, si rincorrevano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro sfiorando le cime degli alberi.

Passarono molti anni prima che l’emozione provocata dal filmato del volo in aliante fosse risvegliata in me per la seconda volta.

Era una tersa giornata di marzo. Dopo essere sceso dalla funivia che porta ai 3500 metri di Plateau Rosa, al confine tra Italia e Svizzera, iniziai a percorrere con il mio snowboard la pista di raccordo che porta al versante a ridosso del Cervino.

Mi fermai un istante per godere del paesaggio e della vista mozzafiato delle vette acuminate e dei ripidi versanti ricolmi di neve. In alcuni punti, sotto al manto nevoso, si scorgevano delle formazioni di ghiaccio azzurro; uno scenario reso ancora più maestoso dal silenzio quasi irreale dovuto alla totale assenza di vento di quel pomeriggio.

Improvvisamente, quel silenzio fu rotto da un sibilo che nel giro di pochi secondi divenne intenso come il rumore di una freccia che fende l’aria a pochi centimetri di distanza.

Proveniva dall’alto, alzai istintivamente la testa proprio nel momento in cui le lunghe ali bianche di un aliante in picchiata passavano sopra di me; era talmente vicino che riuscii a scorgere il pilota. Dopo una richiamata decisa con la quale riprese quota, l’aliante virò a destra, la sua esile ma elegante sagoma bianca si stagliava ora davanti all’imponente parete sud del Cervino; pochi istanti e scomparve alla mia vista, diretto verso la valle di Zermatt.

Quell'incontro, così inaspettato, fu un colpo di fulmine ancora più violento del primo: lassù, nel silenzio, volevo volare anche io.

Ancora una volta, dovettero passare molti anni prima di rivedere un aliante; ma questa volta tutto era diverso, e l’emozione ancora più violenta: a pilotare sarei stato io.

In uno dei prossimi post pubblicherò il filmato a testimonianza di quel momento per me così incredibile!

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